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James Senese, io lo conoscevo bene

"Questa volta il nostro gigante nero del sax non ce l’ha fatta"
James Senese, io lo conoscevo bene
Credits: Tony Occhiello

Questa volta il nostro gigante nero del sax non ce l’ha fatta. E James Senese, ricoverato da più di due settimane per gravi problemi polmonari, purtroppo ci ha lasciati. James era già da qualche anno in dialisi e alternava eroicamente i suoi concerti e le sue partecipazioni a dischi o spettacoli con i giorni in cui era obbligato a sottoporsi alla terapia. Incredibilmente, data la sua età quasi ottuagenaria, lui soffiava a pieni polmoni nei suoi sassofoni e cantava con quella voce che solo un nero del Vesuvio poteva avere. Speravamo tutti sino alla fine che ancora una volta la sua pellaccia ce l’avrebbe fatta; già lo scorso anno era stato ricoverato in gravi condizioni ma ne era uscito.

Ho visto suonare James da quando eravamo entrambi ragazzi, io sono entrato professionalmente nel mondo del rock proprio iniziando a scrivere della nostra nuova musica napoletana e facendo l'ufficio stampa per Antonio Taccogna, primo produttore di James e degli Showmen, il gruppo da lui fondato con Mario Musella e Franco del Prete. (entrambi scomparsi, e che ora potrà raggiungere nel paradiso dei musicisti). Con James e con un altro componente degli Showmen, Giuseppe Botta, ho anche scritto il testo di una canzone, “Che succede dentro me”.

Poi dagli Showmen Senese formò Napoli Centrale, ancora con Franco Del Prete, prodotti dal mio fraterno amico e collega Raffaele Cascone, che in radio conduceva “Per voi giovani”, programma cult del rock e della musica impegnata degli anni ‘70. Napoli Centrale è stato il primo vero grande gruppo di jazz rock napoletano: e mi piace ricordare, come ho più volte scritto anche nel mio libro “Napule’s Power”, che proprio grazie alla presenza di un musicista mezzo napoletano e mezzo americano ho pensato e mandato avanti un movimento musicale "contaminato”, la prima grande commistione di generi nel mondo del nostro rock. E ho scritto più volte del plusvalore di questo movimento grazie alla sua “negritudine”; al Napule’s Power diedi da subito un sottotitolo, “I negri del Vesuvio”, ed era proprio James il protagonista naturale di quella nostra negritudine, di cui andiamo fieri da oltre 50 anni.

Storico il legame tra James e un altro “figlio della guerra”, l’inimitabile cantante blues Mario Musella, figlio di un nativo americano col quale sin da adolescente James iniziò a fare professionalmente il musicista frequentando assieme quei locali del porto di Napoli frequentati dai nostri “alleati” (o conquistatori) delle basi Nato napoletane che a migliaia scendevano ogni sera dalle portaerei invadendo quei locali dove si faceva musica e c’erano alcool e “signurine”. Mario, dopo alcuni grandi successi con gli Showmen, se ne andò via giovanissimo, ma questa è storia. Pino Daniele, quando scrisse “Nero a metà” dedicandolo a Mario, ovviamente pensava anche a James. Sanno tutti che la parola “power” del movimento deriva da “Black Power”, il movimento rivoluzionario americano di cui Senese è stato sempre nostro grande testimonial.

L’ho scritto più volte, ma mi piace ricordarlo anche in questa sede: lui stesso sapeva scherzare e sdrammatizzare sul suo essere figlio di una “signurina” napoletana, innamorata di un marine di colore come tante altre eroine che hanno frequentato le basi Nato quando Napoli era come Gaza, e queste "eroine", che i marines sbarcati ogni sera dalla Forrestal chiamavano “signurine” cercando compagnia e distrazione dalle brutture della guerra, hanno salvato intere famiglie dalla fame. Certamente saranno stati quei cromosomi così pieni di ritmo afroamericano che aveva nel sangue ad aver fatto di lui un musicista unico a Napoli, in Italia e nel mondo. Il suo sax, e quella sua voce così piena di soul e blues e al tempo stesso così napoletana, erano veramente unici. Ricordo a memoria le parole di uno dei blues più belli che ha cantato nel primo disco di Napoli Centrale, “’O nonno mio teneva settant’anni quanno murette – e mentre che esalava l’ultimo rispiro dicette: E sciure, James, m'arraccumanno ‘e sciure, nun voglio ca pure loro appriesso a me hanna murì”. Quanta poesia popolare e quanta umanità James ha sempre messo nei tanti dischi da solista o in gruppo che ha realizzato nella tua intensa vita di compositore e performer!

Chi lo ha conosciuto superficialmente lo vedeva scontroso o poco socievole, chi come noi suoi amici, musicisti, scrittori, addetti ai lavori lo ha conosciuto bene sapeva che la sua scorza apparentemente ruvida nascondeva tanta spiritualità, tanto amore per la musica, per la sua famiglia e per i suoi colleghi e collaboratori più stretti. Quando Pino Daniele ha cominciato ad avere successo, per prima cosa cercò James per averlo fisso nella sua formazione . Ma val la pena ricordare che fu proprio James a far suonare per primo il giovanissimo debuttante Pino Daniele che, affacciatosi nella formazione di Napoli Centrale, chiese a James se potesse suonare con lui la chitarra elettrica. James rispose: “Ma io già ‘o tengo ‘o chitarrista…”. Poi, incuriosito da quel giovane bravo musicista così desideroso di menare le mani in pubblico, gli disse: “Ma tu ‘o saie sunà ‘o basso?”. Pino rispose di sì ma che non aveva il basso, e James nella sua generosità storica gli disse: “Te lo compro io”.

Mi piace ricordare ancora un episodio di quasi 50 anni fa al quale ho assistito personalmente. Al Festival Jazz internazionale di Montreux gli italiani che erano stati invitati erano il Perigeo, Tony Esposito, Tullio De Piscopo e Napoli Centrale, e ricordo che mentre provavano si sono seduti in prima fila quattro artisti stranieri che hanno seguito con grande interesse i loro sound check: erano gli Weather Report, Joe Zawinul, Wayne Shorter e Jaco Pastorius. Joe si è avvicinato proprio a James e ha detto "Ma siete eccezionali, fate una musica... come la nostra!".

James ha inciso decine di dischi da solo o con formazioni con artisti eccezionali come Gigi De Rienzo, Bob Fix, Ernesto Vitolo, ma anche con tanti big internazionali. Grande musicista, performer, compositore, generoso sino all’ultimo, nonostante i suoi gravi disturbi, è stato davvero un gigante sul palco. E come un gigante gli abitanti del suo quartiere lo considerano. Quando collaborando con Stefano Senardi e Marco Spagnoli per il film “Nero a metà” ho chiesto a James di intervenire nel film per essere intervistato da Stefano, gli ho proposto una location che lui per modestia non trovava adatta… Ho suggerito a Spagnoli e Senardi di riprenderlo nel suo quartiere, sotto il murale che lo ritrae. A sinistra c'è Maradona, più avanti Pino Daniele e poi lui, la sua immagine, un gigantesco murale a lui dedicato su un palazzo di 10 piani sotto il quale James si è fatto intervistare

Il Napule’s Power è in lutto, tutti noi lo siamo: senza James Senese certamente il Movimento da oggi ha meno “Power”.

La foto dell'articolo è di Tony Occhiello, quella qui sotto è di Renato Marengo

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